Per molti Meryl Streep è semplicemente la migliore attrice vivente. I numeri parlano da soli: detiene il record di 19 nomination ai premi Oscar e di statuette ne ha vinte ben 3. Oggi, a 66 anni, portati splendidamente, la Streep è pronta a condividere la scena con le figlie, Mamie (32 anni) e Grace Gummer (29), che muovono i loro primi passi nel mondo del cinema. Dopo la strega di Into the woods e Margaret Thatcher in The Iron Lady l’attrice più stimata di Hollywood è protagonista di Dove eravamo rimasti di Jonathan Demme (Philadelphia, Il silenzio degli innocenti) nel ruolo di Ricki, una rocker attempata e piena di sensi di colpa per aver anteposto i suoi sogni di gloria ai propri figli. Fa un certo effetto vedere Mamie Gummer aggredire mamma Meryl sul grande schermo per poi incontrarle, più affiatate che mai, sul red carpet della premiere newyorkese del film. Di persona la Streep appare luminosa e serena, un’interlocutrice umile e generosa come spesso solo i più grandi riescono ad essere.
Che cosa ne pensi di tua figlia che ha cominciato a seguire le tue orme?
Sono veramente orgogliosa di lei. E’ un’interprete impavida, autentica e diretta. Un talento libero di esprimersi.
Tutte le performance di Dove eravamo rimasti sono state registrate dal vivo. Com’è andata?
E’ stato veramente fantastico ma anche difficile perché mi dovevo continuamente confrontare con grandi musicisti. E’ stato un onore condividere il palco insieme a loro anche se non avevo mai suonato la chitarra prima d’ora. Ho fatto pratica per mesi ma non è stato faticoso perché amo la musica, di qualsiasi genere.
Quali sono state le differenze con i brani che avevi intonato in Mamma mia! e Into the woods?
In quel caso i brani sono stati incisi prima. In questo ero terrorizzata dall’idea di esibirmi dal vivo. In teoria in fase di montaggio Jonathan (Demme, il regista, n.d.r.) avrebbe potuto apportare delle modifiche ma poi, per amore di autenticità, ha deciso di lasciare tutto così com’era. La fase di preparazione è stata più lunga, per trovare la scena giusta sono stati necessari solo 2-3 ciak.
Condividi qualche rimpianto con Ricki, come donna in carriera? Hai mai dovuto sacrificare la tua famiglia?
No, io sono stata molto fortunata. Nessuno ha mai provato ad impedirmi di realizzare i miei sogni. La mia famiglia è sempre stata di grande supporto, dai miei genitori a mio marito per arrivare alle mie figlie che quasi mi invogliavano a stare lontana da casa il più possibile per avere più libertà (ride, n.d.r.).
Nel film invece la storia di Ricki sembra suggerire che spesso per una donna non è possibile avere due sogni. O la carriera o la famiglia.
Sì e credo che questo aspetto sia la chiave per comprendere il fallimento del matrimonio di Ricki. Il marito sapeva quando l’ha sposata che lei sognava di diventare una grande cantante, che la musica era parte della sua essenza, ma poi non è stato pronto a condividere i suoi progetti.
Uno dei momenti più toccanti del film è quando Ricki paragona se stessa a Mick Jagger che non è mai stato giudicato per le sue scelte mentre lei, in quanto donna, viene messa alla gogna. Succede lo stesso nell’industria cinematografica?
Comprendo perfettamente le frustrazioni di Ricki perché credo che siano quelle che condividano milioni di persone nel mondo, in qualsiasi ambiente, non solo in quello musicale o cinematografico. Io sono fortunata, è bellissimo essere un’attrice ma so quanto combattano le altre donne per affermare la propria identità e per costruire una carriera senza dover necessariamente rinunciare all’idea di avere una famiglia.
Originariamente pubblicato su Amica.it