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Le pillole della settimana

Buona domenica e bentornati su Rose Gazette,

quest’oggi ho raccontarvi la mia settimana attraverso degli highlights legati ai protagonisti della politica nostrana, che pare abbiano ormai smarrito il senso del ridicolo.

L’INCOMPETENZA AL POTERE 

Il 14 gennaio Luigi di Maio e Alessandro Di Battista partono alla volta di Strasburgo documentando la trasferta con dei video in diretta web che regalano momenti degni di un film della commedia all’italiana. Quello era cinema, questa, purtroppo, è la realtà. Ancor più paradossale è che nessuno ha ben capito che cosa siano andati a fare dato che al momento dell’arrivo, il primo ha preso l’aereo per rientrare in Italia e il secondo è andato a cena con alcuni europarlamentari del M5S per poi rientrare a sua volta. Lo spirito sembrava quello di una scampagnata o di una gita scolastica, peccato che a questi scolaretti è oggi affidato il compito di governare un Paese. Questo è un estratto dei loro imbarazzanti siparietti:


I NUOVI MOSTRI

L’evento mediatico più importante della settimana è stato senza dubbio l’arresto di Cesare Battisti. Più che per il personaggio in sé per sé e per i fatti che lo riguardano – perché di approfondimento come sempre neanche a parlarne (per saperne di più vi consiglio di leggere l’intervista rilasciata da Oreste Scalzone al Corriere, solo per fare un esempio) – hanno colpito i teatrini imbastiti dai ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede che hanno trasformato una cattura neanche tanto epocale nell’ennesima occasione per ottenere il plauso di un elettorato costantemente alla ricerca di un nemico sul quale sfogare le proprie frustrazioni – dagli immigrati a Battisti è un attimo!

Questi infimi scopi non potevano che essere accompagnati dal solito linguaggio volgare e incivile di Salvini che, tra un salotto televisivo e l’altro, ha sfoderato il suo miglior repertorio: “Battisti mi fa schifo, è un infame, un balordo, un assassino, deve marcire in galera”. Salvini politicamente scorretto? “Barbaro” è il termine che mi sembra più appropriato per descrivere il suo atteggiamento e le sue espressioni.

Ma c’è stato chi ha fatto perfino peggio. Mi riferisco al Ministro della Giustizia, tale Alfonso Bonafede, che pur di non risultare secondo al collega ha arruolato uno staff che si è occupato di montare un video, neanche degno di essere accostato a quelli che l’Istituto Luce produceva per conto del Duce ai tempi della propaganda fascista. Il risultato della sua iniziativa è stato un esposto alla Procura da parte della camera penale. Il video avrebbe infatti violato non solo la norma del codice penale che vieta la pubblicazione di immagini di una persona privata della libertà personale ripresa con le manette o altro mezzo di coercizione fisica, ma anche quella contemplata dall’ordinamento penitenziario che prevede una sanzione per chi non adotta le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità. Il video rivelerebbe persino l’identità di un agente sotto copertura. Tutto questo sulle note di una colonna sonora scelta personalmente dal guardasigilli che si sarebbe poi detto scontento del montaggio e della musica stessa. Immagini lesive della dignità della persona? Macché, tutta colpa del montaggio. Vedere per credere:

SALVINI, ANCORA LUI!

Sì, ancora lui. La violenza della sue parole mi turba. O meglio, mi turba che questo stratagemma possa ottenere il plauso di qualcuno. Un ragazzo tunisino muore ad Empoli durante il fermo della polizia e lui commenta: “Dovevano forse offrirgli il caffè?”. Come se morire nelle mani dello Stato, come accaduto ai nostri connazionali Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi e a tanti altri ancora, fosse diventata ormai la prassi. Due giorni fa teatro della sua passerella è stata Afragola, cittadina a Nord di Napoli dove è in atto una vera e propria guerra del racket con 8 bombe esplose in appena 20 giorni. Per saperne di più circa il comportamento delle organizzazioni criminali e i personaggi ai quali Salvini si è appoggiato pur di guadagnare terreno (elettorale) nel tanto bistrattato Sud ascoltate Roberto Saviano che risponde ai disgustosi baciamano e alle criminali richieste di “eliminazione” con l’unica arma che conosce, la più temibile di tutte: la parola.

L’elenco delle brutture alle quali ho assistito questa settimana potrebbe continuare ancora a lungo – dall’ennesima “discesa in campo” di Silvio Berlusconi al caos Brexit passando per quell’idiota di Donald J.Trump – ma preferisco porre un freno al pessimismo cosmico che mi sta avvolgendo in queste ore.

Il calore lo trovo come sempre nei libri. Ho da poco finito di leggere The Mars Room della scrittrice statunitense Rachel Kushner, finalista all’ultimo Man Booker Prize. Un romanzo potente che ha molti punti di contatto con lo storytelling di Orange is the New Black, cavallo di battaglia di Netflix. Non lo promuovo a pieni voti ma non vedo l’ora di parlarvene e di scriverne in prossimità dell’uscita italiana del libro che avverrà il 2 aprile grazie a Einaudi. E adesso spazio a Via Gemito di Domenico Starnone, voi l’avete letto? Cosa ne pensate?

Per quanto riguarda i viaggi, mia altra insostituibile fonte di arricchimento, sto programmando una passaggio a Matera. Proprio ieri è stato inaugurato il suo anno da Capitale europea della Cultura. A questo link trovate tutti gli eventi in programma per i quali sono stati investiti 48 milioni di euro. Io consultandoli sono rimasta un po’ delusa. Se volete segnalarmene qualcuno sarò ben lieta di accettare il vostro consiglio. La tappa in una città che è stato il set de Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, de La Passione di Cristo di Mel Gibson e di Maria Maddalena di Garth Davis è d’obbligo per italiani e non!

Altra bella notizia: Massimo Recalcati torna su Rai3 dal 28 gennaio con Lessico Amoroso. Dopo le meravigliose puntate dedicate al ruolo della famiglia e della scuola nella formazione di un individuo consapevole lo stimato psicologo (qui trovate il book haul in cui vi ho parlato del suo ultimo libro A libro aperto) torna con un nuovo ciclo per psicanalizzare il rapporto di coppia. Un evento televisivo da non perdere!

Vi segnalo inoltre che il 17 gennaio, come il 17 di ogni mese, è uscita la nuova Morgana, lo straordinario podcast scritto e interpretato da Michela Murgia, che ha come protagonista Marina Abramovič. Per cui se volete saperne di più di questa geniale artista di cui si è da poco conclusa la retrospettiva “The Cleaner” che ha registrato numeri da record a Firenze vi consiglio di sintonizzarvi subito su http://storielibere.fm/

Per oggi è tutto miei cari lettori. Vi abbraccio forte.

Rosa

La lezione di Elena Ferrante

Elena Ferrante è una delle mie scrittrici contemporanee preferite. L’ho detto tante volte nei miei video, lo ripeto qui: ritengo la tetralogia dell’Amica Geniale uno dei capolavori della letteratura moderna. Detto questo, potete immaginare quanto sia stata felice e orgogliosa che il The Guardian le proponesse una rubrica settimanale.

Dopo un anno di alti e bassi (alcuni articoli abbastanza trascurabili, altri quasi insospettabili) la Ferrante si è congedata dai suoi lettori inglesi. I suoi due ultimi articoli rimangono per me i più belli.

In quello del 5 gennaio la Ferrante si è concentrata sulla funzione educativa della letteratura. Secondo l’autrice che ha dato vita alle indimenticabili Lila e Lenù un talento individuale si caratterizza per il modo in cui fa tesoro delle esperienze quotidiane per collegarle alle questioni fondamentali che riguardano la condizione umana.

Every work of value is also a transmission of firsthand knowledge [Ogni opera di valore è anche una trasmissione di conoscenza di prima mano]

“Le parole ci danno piacere, modellano la nostra visione del mondo; penetrano i nostri corpi, li attraversano e li alterano, educano il nostro sguardo, i nostri sentimenti, persino la nostra posizione su diverse questioni”, scrive la Ferrante, rivelando forse per la prima volta l’obiettivo dei suoi libri.

“Quello che conta di uno scrittore”, prosegue, “non è la sua abilità di orchestrare le parole ma il modo in cui si inserisce nella tradizione letteraria, le sue idee, il bagaglio personale di esperienze che ha l’urgenza di condividere” (a questo link l’intero articolo)

Da aspirante scrittrice ho trovato le sue parole di grande ispirazione. Nonostante il clamoroso successo internazionale ottenuto Elena Ferrante ha continuato a condurre una vita lontana dai riflettori e non ha mai manifestato la volontà di voler contribuire al dibattito pubblico di questo Paese (salvo un articolo dedicato a Salvini e un altro al cambiamento climatico). Per cui credo che questa rubrica sul The Guardian e la libertà che il noto quotidiano inglese le ha evidentemente garantito abbiano fatto un grande regalo (forse più a noi che a lei), come spiega lei stessa nell’articolo finale.

“Mi ero data un anno di tempo e quest’anno è giunto al termine. Ho tentennato molto prima di accettare questa proposta. Ero spaventata dalla deadline settimanale, dall’idea di dover scrivere quando non mi sentivo di farlo e di dover pubblicare un mio testo senza prima aver rivisto scrupolosamente ogni singola parola. Ma alla fine la curiosità ha prevalso.” Se questa timida ammissione di insicurezza mi ha aveva già conquistata, il proseguo del suo congedo mi ha ancor più interessata, sorpresa e commossa.

“In questi mesi ho scritto di argomenti che sono importanti per me ma credo di averne lasciato fuori uno che ho affrontato nel mio ultimo libro e che per questo motivo pensavo fosse eccessivo riaffrontare: sto parlando dell’ineguaglianza e dei suoi disastrosi effetti a livello economico, sociale e culturale. Ritengo l’ineguaglianza il cuore di tutti i problemi che ci consumano. Più di ogni cosa l’ineguaglianza genera uno straordinario spreco di menti e di energie creative che, qualora gli venisse offerto il giusto spazio, potrebbero fare della nostra epoca un laboratorio attivo capace di riparare ai danni causati finora – o almeno di controllarne gli effetti invece che alimentare un’insopportabile lista di orrori.”

Signori e signore questa è Elena Ferrante. Non sappiamo se qualche giornale italiano, prima del The Guardian, le avesse offerto la stessa possibilità. Di certo nessuno dei nostri quotidiani o settimanali si è preso la briga di tradurre i suoi articoli per i lettori italiani. Come sempre a noi è richiesto uno sforzo maggiore, se la curiosità può essere definita tale. Quindi andate, leggete i suoi libri e moltiplicatevi!

A presto

Rosa

Buoni propositi (parte seconda)

Buongiorno a tutti e bentornati su Rose Gazette!

Allora come è cominciato questo 2019? Io faccio parte del club che ha già infranto tutti (o quasi) i buoni propositi per il nuovo anno. Se è più per pigrizia o codardia non lo so, fatto sta che la mia vita continua a non piacermi, fingo di non sapere cosa voglio e cosa non voglio ma la verità è che quello che desidero realmente mi spaventa a tal punto che preferisco rifugiarmi nella confusione. Ma così proprio non va.

Quando ho aperto questo blog e anche quando ho cominciato a trascorrere più tempo creando contenuti per Instagram, non l’ho fatto con l’obiettivo di condividere immagini e sentimenti di una vita che non mi appartiene ma, anzi, che fosse il più fedele possibile alla mia persona. Per cui credo che non ci si debba vergognare a condividere neanche i momenti di sconforto, le insoddisfazioni, che sono forse più comuni di quanto gli innumerevoli scatti che consultiamo ogni giorno possano indurci a credere.

Io ho 27 anni. Ho sognato di diventare una grande giornalista e studiato giorno e notte perché questo sogno diventasse realtà. Credo in me. Ma, la grinta e gli ideali con cui affronto questo lavoro, le soddisfazioni che ho provato e perfino la mia grande determinazione non sono ancora sufficienti a garantirmi alcuna prospettiva di crescita o di un futuro professionale dignitoso.

Da mesi ormai provo ad immaginare per me una vita diversa, un lavoro diverso, mai troppo lontano da ciò che sono, ma comunque diverso. E ho finito per mentire a me stessa e alle persone che più mi stanno a cuore. Io vivo per scrivere e scrivo per vivere. E questa è un’assoluta certezza. Altre risposte, almeno al momento, non ne ho. Giovedì parteciperò ad un concorso di cui non mi interessa un fico secco (con la speranza neanche tanto inconscia di non passare allo step successivo) e poi tornerò a casa per continuare ad arrovellarmi su come far coincidere quel sogno di bambina con la mia vita di adulta.

Questo è il mio presente. E il vostro?

C’è qualcuno tra chi mi legge che si mai trovato a questo bivio? Come lo avete affrontato? Sarei felice di conoscere alcune delle vostre risposte a queste domande.

Vi abbraccio, a presto

Rosa