Bentornato Santoro, sentivamo proprio la tua mancanza

Le presentazioni dei programmi Rai in Viale Mazzini sono quasi sempre un susseguirsi di ringraziamenti e complimenti all’azienda da parte del conduttore di turno. Non è il caso di M, il nuovo talk show che segnerà il ritorno a Rai 3 di Michele Santoro 22 anni dopo Tempo Reale. Il giornalista salernitano, 66 anni, a lungo considerato il più autorevole tra gli anchorman italiani, ha dato vita ad una conferenza stampa che si è presto trasformata in una autocelebrazione. Come suggerisce il titolo, un chiaro e scontato omaggio all’omonimo capolavoro dell’espressionismo tedesco di Fritz Lang, la nuova trasmissione di Santoro ha (almeno apparentemente) l’intento di approfondire i mostri del passato e dell’attualità. Questo è quanto sperimentato nei primi due appuntamenti dedicati alla figura di Adolf Hitler andati in onda su Rai2 lo scorso anno.

Per circa un ventennio Michele Santoro ha dominato il piccolo schermo conquistando milioni di telespettatori affascinati dal carisma e dall’irriverenza che l’hanno sempre contraddistinto. Le puntate di Samarcanda, (indimenticabile quella del 1991 dedicata a Libero Grassi), o quelle di Sciuscià, venivano accolte come dei veri e propri eventi. L’editto bulgaro del 2002, che risultò nell’allontanamento di Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi dalla RAI, rivelò agli italiani la vera natura di Silvio Berlusconi più di quanto abbia fatto una qualsiasi legge ad personam approvata dai suoi governi. Le battaglie che ne seguirono servirono solo ad accrescere la popolarità del controverso presentatore che trova la sua rivincita con Annozero nel 2006. Fazioso come sempre, ma di successo.

L’ennesimo addio alla RAI, il passaggio a LA7 con Servizio Pubblico e la clamorosa diretta tv con Silvio Berlusconi appartengono alla storia più recente. Quasi sicuramente la crescente sfiducia degli italiani nei confronti classe dirigente ha coinciso con il declino di un giornalista come Santoro che aveva fatto della passione politica il proprio baluardo. Non che lui non ci abbia messo del suo. Poco hanno convinto i nuovi volti femminili che ha tentato a più riprese di imporre nelle sue trasmissioni (da Beatrice Borromeo a Giulia Innocenzi). Stucchevole il connubio con Marco Travaglio con il quale ha condiviso lo sciagurato vis à vis con il Cavaliere che ha poi decretato la fine di un’era. Un duro e volgare confronto realizzato solo e soltanto per primeggiare nella assurda gara dell’ascolto tv. Evidentemente è lo stesso Santoro a considerarlo un punto nevralgico della propria carriera, come dimostrano le parole di autoassoluzione pronunciate prima ancora che gli venisse rivolta una domanda dai giornalisti nel merito. «Le polemiche per quella puntata derivavano dalla volontà della politica di vendicarsi nei confronti di una tv, come la mia, che aveva un forte impatto sull’opinione pubblica».

Le quattro puntate di M, previste da giovedì 11 gennaio in prima serata su Rai3, vedranno Santoro alle prese con i temi della crisi bancaria (con intervista esclusiva ad un misterioso finanziere), dell’immigrazione (di cui discuterà con il ministro Minniti), di Roma Capitale (sperando di avere ospite Virginia Raggi) e una quarta puntata tutta da definire in cui dovrebbero esibirsi a turno Matteo Renzi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Santoro è convinto di rappresentare ancora una novità e di andare controcorrente. «Per avere successo una trasmissione di oggi punta solo su ospiti importanti, io faccio quello che i TG non fanno, non seguo il flusso. Rinuncerò al mio editoriale per far spazio a quello di Roberto Saviano». Sorprendente, altro che! Sarà stato necessario molto tempo per convincere lo scrittore di Gomorra a tornare in video. Per maggio sarebbero invece previsti altri quattro appuntamenti dedicati al caso Moro. Si promettono rivelazioni scottanti.

Ma oggi, più che sulla trasmissione, a Santoro preme condividere le proprie opinioni – specie se non richieste – su altri fronti. «Oggi siamo al kamasutra delle posizioni politiche». «Abolire il canone Rai è una follia, per crescere l’azienda ha bisogno di sicurezze». «Prima c’erano due modelli di talk show, il mio e quello di Bruno Vespa. Tutti imitavano me e poi sono finiti per diventare sempre più simili a lui». «Quando la Rai puntava su gente come me e Giovanni Floris non ce n’era per nessuno». Di sicuro l’autostima non gli manca. «Quello lavora pure senza la telecamera», avrebbe detto di lui Piero Chiambretti. Niente di più inverosimile. Chi l’ha visto all’opera sa che Santoro è innamorato della telecamera: un vero animale televisivo con una malcelata ossessione per l’auditel. «L’ultima volta che sono andato in onda su Rai3 sfidavo Mike Bongiorno, quest’anno il mio avversario sarà Don Matteo». Ah, il programma prevede anche la partecipazione di uno “spazio giovani”, quelli sì che sono un mostro da esorcizzare.

Articolo pubblicato originariamente su Esquire Italia il 10-01-2018

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