In sette stagioni di Mad Men, Matthew Weiner ha raccontato in modo originale e stravagante un pezzo della storia americana attraverso le vite di personaggi a tutto tondo. È con la stessa dovizia di dettagli che descrive Karen, Mark, Heather e Bobby, i quattro protagonisti del suo debutto letterario, Heather, più di tutto (Einaudi) I primi due si incontrano e si sposano senza condividere molto più che una sconfinata solitudine e il desiderio di metter su famiglia.
Karen è una PR con poche ambizioni, Mark lavora stabilmente nel mondo della finanza ma non ha grandi prospettive di carriera. Poco dopo il matrimonio nasce Heather, figlia adorata da entrambi che finirà per diventare la loro ossessione.
Questa piccola bambina straordinariamente perspicace si trasformerà presto in una giovane donna ammirata da tutti per intelligenza e bellezza. La vita dei suoi genitori ruota intorno a lei. Bobby proviene da un contesto completamente diverso. È cresciuto con una madre tossicodipendente, circondato da violenza, e quando il suo sguardo incrocia quello di Heather, è da poco uscito di prigione.
A percepire il pericolo imminente è Mark, pronto a tutto pur di difendere la figlia da qualsiasi minaccia esterna al loro piccolo mondo borghese. Il racconto di Weiner, ambientato a Manhattan, somiglia tanto ad un vecchio film di Woody Allen, è connotato da una crescente suspense hitchcockiana ed è ambiguo e disturbante come un romanzo di Flannery O’Connor. Ma i riferimenti letterari non si fermano qui, estendendosi da John Cheever a Richard Yates, da Josephine Hart a Tim Krabbé
Heather, più di tutto è un romanzo brevissimo (un centinaio di pagine appena), una novella che si legge d’un fiato frutto di una scrittura febbrile, inquietante e seducente. Un libro, mai banale, quasi totalmente privo di dialoghi, in cui si manifesta tutto il talento narrativo di una mente brillante come quella di Weiner, noto per la bravura nella caratterizzazione e l’indagine psicologica dei suoi complessi personaggi sin dai tempi dei Soprano.
Qui si insinua nella vita quotidiana di una famiglia evidenziandone i rapporti di potere e le dinamiche relazionali tra marito moglie, genitori e figlia. Un quadretto familiare basato su ipocrisia e risentimento che ricorda molto quello formato da Don e Betty Draper.
Ma questo libro dai risvolti imprevedibili e il ritmo avvincente è molto più che un semplice thriller. Molti critici l’hanno giustamente interpretato come una metafora dell’America folle, rabbiosa e paranoica di Trump, un affresco sociale lucido e spietato. L’incontro tra Bobby e i Breakstone è l’esempio perfetto delle tragiche conseguenze derivanti dall’ineguaglianza sociale. Quanto a Heather, lei è molto più di tutto.
Lungi da essere il semplice pretesto della guerra tra i due mondi, l’oggetto dell’ossessione e del desiderio, questa giovane donna dallo spirito indomito meriterebbe da sola l’approfondimento di un altro romanzo, magari il prossimo di Weiner che già non vedo l’ora di leggere.
È viziata e manipolatrice come un’eroina di Jane Austen ma anche volitiva, indecifrabile e totalmente estranea al suo nucleo familiare come Merry, l’inafferrabile figlia dello svedese di Pastorale americana.Per James Ellroy Heather, più di tutto è “il noir perfetto”, “roba che scotta” e che non ha lasciato indifferente neppure Nick Cave: “Ad ogni singola pagina di questo pur breve romanzo, vibravo letteralmente di tensione in attesa dell’ineluttabile finale. Prima di arrivare al cuore del libro, ogni personaggio deve passare sotto l’affilatissima lama della scrittura di Weiner in un crescendo degno di un quadro di Bosch“. Avete forse bisogno di qualche altro motivo per correre in libreria?
Originariamente pubblicato il 20 novembre 2017 su Wired.it