L’abbiamo conosciuta per la sua interpretazione in Fiore, storia d’amore impossibile tra due ragazzi che fanno a pugni con la vita. Un personaggio neorealista, dallo sguardo indomito e l’aria trasognata. Oggi Daphne Scoccia, 22 anni, marchigiana di origine, romana di adozione, si dice pronta per il passo successivo: imparare dai più grandi (da Claudia Cardinale a Valerio Mastandrea) e scegliere film che rimangano impressi.
Parlandoci è impossibile non notarne l’esplosione di vitalità, la generosità e la forza di volontà. Studia il copione per il prossimo provino e tra una lavatrice e l’altra mi racconta le sue idee di vita. È irrequieta ma più determinata che in passato. Mi lascia poco prima di tornare a lavorare in un ristorante «perché ci tengo a rimanere con i piedi per terra».
Quanto è cambiata la sua vita dopo Fiore e la première al Festival di Cannes?
«La mia vita è cambiata quasi radicalmente. Prima di Fiore facevo lavoretti qua e là e non mi sarei mai sognata di fare l’attrice. Non era neanche nella mia indole date la mia introversione e la mia timidezza».
A maggior ragione senza aver mai studiato recitazione…
«Io credo che sia la vita stessa che ci insegna a recitare, indossiamo delle maschere e nascondiamo le nostre vere emozioni».
Quanto ha inciso l’esperienza sul set sulla sua personalità?
«Faccio ancora molta fatica a parlare in pubblico ma fare il film è stato terapeutico. Sono andata contro quella parte di me che mi ha sempre frenata, contro la vocina dell’insicurezza. Per una volta l’ho ignorata e credo di aver fatto la scelta giusta. Ora non mi resta che osservare e assorbire da chi ha più esperienza di me».
Che cosa le mancava prima?
«Lavoro fin dall’età di 15 anni, ho fatto di tutto, dall’impiego in pasticceria a quello in fabbrica. Sono andata via di casa due anni e mezzo fa. Sono partita con 300 euro in tasca e da allora ho sempre cercato di cavarmela da sola. Sentivo di aver bisogno di un cambiamento radicale. L’ho desiderato con tutte le mie forze».
Quali sono le sue paure più grandi?
«Mi spaventa stare a contatto con le persone, a maggior ragione se mettono le distanze, se avverto freddezza invece che empatia. Se non c’è calore mi chiudo a riccio. Durante i provini se vedo 4/5 persone davanti a me mi viene l’ansia da prestazione! E poi mi atterriscono le persone che non si pongono mai delle domande».
Si sente diversa?
«Sono una persona curiosa, non mi accontento di ciò che mi viene detto. Mi informo. Studio. E grazie a Dio ho un filo di empatia che nutro ogni giorno».
Dopo Fiore ha girato il film Niente di serio. Sul set si è ritrovata in compagnia di Claudia Cardinale, come le è sembrata?
«Ha realizzato 167 film ed è ancora genuina, una donna umile e vera. Mi ha stupita e commossa per la sua sincerità e per lo stupore negli occhi quando raccontava gli aneddoti della sua carriera e i suoi incontri più speciali. Ha lo stesso entusiasmo di una bambina appena rientrata da una gita scolastica».
Cosa può anticiparci di The Miracle, la serie tv di Niccolò Ammaniti in onda il prossimo anno su Sky Atlantic?
«Non posso dirle molto perché sono sotto vincolo contrattuale. Ho un piccolissimo ruolo, girerò i primi di agosto per soli due giorni. Niccolò è una persona molto alla mano, mi ha subito messa a mio agio. Un progetto grandioso».
Tanti giovani della sua età hanno un rapporto di amore/odio con il nostro Paese. Il suo è meno conflittuale?
«L’Italia è un Paese meraviglioso ma purtroppo è abitata da troppe persone con una mentalità troglodita. Rischiamo di rovinare tutto fomentando l’odio. Ci vorrebbe un risveglio generale per esaltare tutto ciò che di bello abbiamo. Ho la rivoluzione nel sangue ma per ora accolgo il suggerimento di Tiziano Terzani e parto da me».
Ha mai pensato di emigrare?
«Solo se alle prossime elezioni vince Salvini! Quando guardo la sua pagina Facebook mi viene da piangere tanto mi innervosisco. Non posso credere che ci siano persone capaci di provare un tale odio verso gli stranieri».
Qual è la sua idea di felicità?
«Vivere una vita semplice con la persona che amo e renderla felice con atti di gentilezza a casaccio. Amare ed essere amati ma soprattutto amare, non solo le persone ma qualunque cosa abbia un input di bellezza».
È pronta per diventare una star?
«La notorietà mi spaventa ma è importante perché ti dà la possibilità di farti conoscere e ascoltare dalle persone. Il mio obiettivo è continuare a fare film interessanti per sensibilizzare e aprire le menti. Voglio lasciare un segno».
Nel suo esordio da attrice ha avuto un compagno di viaggio, Josciua Algeri, morto prematuramente il 4 marzo scorso. Ci lasciamo con un suo ricordo?
«Josciua aveva la dignità negli occhi. Era vero, leale, un’anima buona che aveva trovato forza nelle tante sofferenze. Amava la figlia più di se stesso. Era follemente innamorato della sua ragazza e con il cinema aveva finalmente avuto il suo riscatto. L’unica cosa che mi rincuora è che Fiore lascerà il suo ricordo indelebile».
Pubblicato originariamente su Vanity Fair Italia