Tante passioni, un grande amore e una carriera che gli riserva una miriade di soddisfazioni. A quarant’anni compiuti Michael Fassbender è considerato uno dei più grandi attori della sua generazione.
Dal ruolo dell’attivista dell’IRA Bobby Sands in Hunger a quello del crudele Edwin Epps in 12 anni schiavo passando per X-Men, Steve Jobs e il fantascientifico Prometheus l’attore irlandese di origini tedesche si è guadagnato la stima di un pubblico di ogni età. Di persona però Fassbender è particolarmente diffidente, come lui stesso mi confida al nostro incontro londinese. Si racconta poco e mi scruta nel tentativo di capire se si può fidare. Sospetto che, nonostante la grande popolarità, sia rimasto anche un po’ timido. Proprio lui che incantò i fan di mezzo mondo per il nudo integrale in Shame. Un corpo statuario che al momento si gode la sola donna che gli fa battere il cuore. È una sua collega, l’attrice svedese Alicia Vikander, 28 anni, e l’ha conosciuta sul set de La luce sugli oceani. “Non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso”, ha raccontato il regista del film galeotto, Derek Cianfrance, “la loro alchimia è risultata evidente alla troupe prima ancora che lo fosse per i diretti interessati”. La coppia, sempre più affiatata, sembrerebbe in odore di fiori d’arancio. Nel mentre Fassbender ha interpretato un altro tenero papà, Chad Cutler, il protagonista di Codice Criminale, un uomo alla disperata ricerca di una via di fuga dalla vita da fuorilegge, di un riscatto per la propria famiglia. Il film sarà al cinema dal 28 giugno.
Un altro ruolo da padre nel giro di pochi mesi. Non le sarà venuta voglia di un bel bebè?
Ho una certa età (ride, n.d.r.), è normale cominciare a pensarci. Il cuore di questo film è l’amore famigliare, che nel caso di Chad rappresenta sia una forza che un vincolo.
So che non ama parlare della sua vita privata ma mi conceda una curiosità: Alicia potrebbe essere la donna giusta?
Alicia è un portento. Una vera forza della natura. Sul set mi sono innamorato di lei per la sua energia. Ha risvegliato la mia passione per la recitazione. Era come se ogni giorni dovessi dimostrarmi alla sua altezza per non essere da meno.
È ritenuto uno degli uomini più sexy del pianeta. Come convive con questa etichetta?
Sono diventato molto più diffidente, anche con i giornalisti. Sto attento a calibrare le parole. Le fan tendono a idealizzarmi ma non sono perfetto. Sul set sono noto per il mio super potere: alla prima pausa mi addormento come un sasso, come se avessi un interruttore (ride, n.d.r.). E poi ho una memoria terribile, devo studiare molto per ricordare le parti.
Non è un po’ troppo duro con se stesso? Al Festival di Toronto mi disse che riguardando le sue scene in X-Men lei sembrava di percepire solo delle urla….
No, è che posso fare di meglio. Non sono necessariamente autocritico né mi sento il diretto responsabile quando il film risulta un flop se credo di aver dato un buon contributo.
Nel caso di X-Men penso di aver commesso un errore. Una scelta pessima dal punto di vista professionale.
Che rapporto ha con la sua immagine?
Non mi riguardo molto spesso. Il massimo che ho raggiunto è due visioni. Le confido di non aver mai visto alcuni dei miei film. Non mi diverte così tanto rivedermi, non ne capisco l’utilità.
Veniamo al film. Chad è un uomo che adora la propria famiglia ma fatica a spezzare il legame con la realtà criminale da cui proviene. Lei crede che nella vita abbiamo sempre una possibilità di farcela?
Sì, io credo che ognuno di noi prova ad operare nel bene ma siamo tutti condizionati dagli altri, non necessariamente dai nostri famigliari, e da quanto controllo gli permettiamo di avere sulle nostre vite. Abbiamo sempre una scelta ma alcune volte è più difficile di altre allontanarsi da determinate realtà o più semplicemente capire di avere una chance. Chad è un nomade e per lui separarsi da suo padre, per quanto conflittuale sia il loro rapporto, costituisce una sorta di sacrilegio. Ho scelto di interpretarlo perché mi piacciono le sceneggiature non convenzionali. E questa era come uno schiaffo in piena faccia.
Ma avete qualcosa in comune lei e Chad?
Mi diverto anche io con le auto da corsa. Da ragazzo facevo dannare mio padre. Correvo e mi sentivo invincibile. Sono sempre stato amante della velocità.
Che altro l’appassiona?
Da poco ho scoperto l’amore per il surf e adoro viaggiare. Per lavoro sono sempre in giro, talvolta può essere stancante ma la prima classe aiuta! (ride, n.d.r.). È bello avere una base dove tornare e ricaricarsi. In più viaggiare con degli attori che hanno spesso culture diverse dalla mia o entrare in contatto con le comunità locali mi fornisce una prospettiva che non avrei mai valutato da semplice turista. Il mio lavoro è un vero privilegio.
Qual è la parte più divertente del suo lavoro?
Il primo e l’ultimo giorno di riprese (ride, n.d.r.). In realtà la cosa più affascinante è la riunione di un gruppo di sconosciuti che di lì a poco dovranno comportarsi come se si conoscessero da sempre. Bisogna sviluppare molto velocemente un meccanismo collaudato. La fase del casting e il rapporto con gli altri attori è la parte più critica di questo lavoro. Perché sul set l’energia e la personalità degli interpreti è tutto. È un miracolo che riesce ancora a meravigliarmi.
Quest’anno ha festeggiato i 40. Continua a chiedersi cosa farà da grande?
Non do per scontato che farò l’attore per tutta la vita ma per fortuna sono nella posizione di non dover valutare un piano B. Ho avviato la mia compagnia di produzione, sto dando la possibilità a nuovi registi e nuovi sceneggiatori di sviluppare i propri progetti creativi. E presto tenterò anche la sfida della regia.
Da dove trae la sua ispirazione oggi?
Sicuramente dalle persone con cui lavoro, dai miei amici più cari anche se non sono solito parlare con loro di affari. Ed essere innamorati è sempre una grande fonte di ispirazione. C’è un team di persone che consulto per ogni mia scelta professionale. Ma ovviamente tendo a circondarmi di persone che la pensano come me. Una cosa è certa: mi piace variare, assumere dei rischi per continuare ad imparare.
Ci ha abituato a spaziare da grandi produzioni hollywoodiane a piccole realtà indipendenti. Quali sono gli elementi a fare la differenza nelle sue scelte?
La storia. La sua originalità, la sua freschezza. È importante il modo in cui rispondono le mie emozioni dopo la lettura del copione. Anche se magari tendono ad essere personaggi che ho già interpretato sono le sfumature a convincermi. E poi c’è il regista, una figura determinante.
Il più importante per la sua carriera?
Ho un rapporto speciale con Steve McQueen, probabilmente perché è il primo con cui ho lavorato. Hunger è un film che mi ha cambiato la vita, un’esperienza profonda sia a livello personale che professionale. Ma cerco di rubare qualcosa da ogni regista con cui lavoro, da Andrea Arnold al maestro Ridley Scott, da David Cronenberg a Quentin Tarantino.
Pubblicato originariamente sul n 24, anno 2017, del settimanale F.