I capelli biondo fragola. Le lentiggini. Lo sguardo granitico che rivela subito un carattere d’acciaio. La bellezza del suo volto pallido è seconda solo alla sua eleganza. A Seretse non sfugge un dettaglio. Mai avrebbe creduto che una donna bianca fosse capace di infondere una tale grazia.
“Ti presento Ruth Williams”. Ad intercedere è la sorella di lei, Muriel. Ignara, come il resto della sala del Nutford House di Londra, che di lì a breve la coppia si troverà al centro di uno scandalo internazionale senza precedenti.
Alto. Attraente. Raffinato, quasi magnetico. Seretse ha il corpo statuario di una star del rugby. Non potrebbero essere più diversi, osserva Ruth. Il colpo di fulmine è immediato ma il primo appuntamento tarda ad arrivare.
“Ho due biglietti per un concerto jazz, posso procurarmene un terzo se ti va di venire con tua sorella”, la inviterà cortesemente lui tre mesi più tardi. “Ci vengo, ma senza mia sorella”, risponde lei repentina.
Hanno ventiquattro e ventisei anni. Sono giovani, intelligenti e impetuosi. Il sentimento è travolgente, spontaneo e reciproco: si piacciono, si scelgono, si amano. La passione comune per la musica fa il resto. Ma siamo a Londra, è il 1947 e un’impiegata inglese e uno studente africano non possono concedersi questa libertà.
Un amore proibito
Il mondo di Ruth si capovolge in un istante. Il padre la caccia di casa. Perde il lavoro. Amici e parenti si dileguano. Per strada non le vengono risparmiati epiteti poco lusinghieri (“tart” – sgualdrina – è l’insulto che riceve più di frequente). La società non è ancora pronta per accettare che un amore travalichi razze, etnie, sistemi sociali.
Lei non ci sta. Non accetta che le vengano imposti divieti di felicità. E non si spaventa neanche quando Seretse le rivela le sue origini nobili e i doveri nei confronti del suo Botswana, l’allora protettorato britannico. Lo sposerà comunque, civilmente, per poi partire immediatamente alla volta del Terzo Mondo.
Le distese di terra rossa. L’aria mistica. I colori accesi. Gli odori intensi. Il cielo a distanza ravvicinata. L’impatto con mamma Africa è folgorante ma Ruth non è la benvenuta. Le donne della comunità di Serowe non la vedono di buon occhio e lo zio di Seretse promette che si opporrà alla relazione “fino alla morte”.
La discriminano. Soffre in silenzio. Tenta di imparare la lingua tswana. È incinta del suo primo figlio quando sviene per strada senza che nessuno la soccorra. Rischia ma non si dà per vinta.
Scandalo internazionale
La sua determinazione è viva nello sguardo di Rosamund Pike, l’attrice che la interpreta in A United Kingdom – L’amore che ha cambiato la storia, il film (nelle sale dal 2 febbraio) che racconta l’odissea di questa coppia. Una delle più amate del ventesimo secolo.
Sì, perché Ruth e Seretse non rappresentano solo l’elemento di rottura in una comunità ancora fortemente tradizionalista. Il governo britannico teme che la loro relazione possa nuocere ai rapporti tra il Regno Unito e il Sud Africa, dove è stato da poco istituito un sistema di segregazione razziale noto come apartheid.
Il caso esplode sulle prima pagina dei giornali di mezzo mondo. La coppia viene richiamata con l’inganno in Gran Bretagna ed esiliata. L’allontanamento forzato dal Botswana durerà cinque dolorosissimi anni.
L’ingiustizia subita, il trattamento ignobile, così come la loro love story epica e rivoluzionaria hanno impressionato l’attore David Oyelowo che nel film interpreta proprio Seretse.
“Ho trovato straordinario che per una volta a causare un incidente diplomatico fosse una storia d’amore, quella di due persone che non hanno mai considerato un problema le proprie differenze, nonostante il mondo intorno insistesse per fargliele notare.”
Una Lady D in Botswana
Il rientro in Botswana, dopo l’esilio, è un vero trionfo. Dopo aver fronteggiato la resistenza della comunità locale, Ruth conquista l’appoggio delle donne africane. Diventa Presidente della Croce Rossa e soprattutto un’amatissima First Lady. È conosciuta come “regina madre” ma anche come “Lady K”.
L’appellativo, il fascino e l’impegno umanitario ci riportano immediatamente alla mente il ricordo di Lady D, la principessa triste, moglie di Carlo d’Inghilterra, con cui fortunatamente non condivise anche il destino infausto.
“Ruth oggi non è così famosa, ma guardando le sue foto ho avvertito una connessione immediata”, dice commossa Rosamund Pike, che non conosceva la sua storia. “È stato difficile tornare ad essere me dopo aver avuto l’onore di interpretare lei. Il coraggio che ha dimostrato sarà per sempre una fonte di ispirazione, così come lo fu per Nelson Mandela”.
E vissero felici e contenti
Come tutte le favole che si rispettano anche questa ha il suo lieto fine. Seretse non è solo un marito e un padre amorevole ma si dimostra un politico carismatico e progressista. Nel 1965 diventa il primo Presidente democraticamente eletto del suo Paese e l’anno successivo ottiene la tanto agognata indipendenza dalla Gran Bretagna.
Al suo fianco c’è sempre lei. Ruth. La madre dei suoi quattro figli. Una forza della natura, come la descrive chi l’ha vista crescere. La morte li separa nel 1980 ma lei rimane in Africa, la terra dove si è consumato quell’amore implacabile, osteggiato da tutti, in cui non ha mai smesso di credere.
Un amore che fa sognare ma di cui non vanno sottovalutate le implicazioni socio-culturali. Oggi è Ian Khama, il primogenito di Ruth e Seretse, il primo ministro del Botswana che, proprio in concomitanza con il cinquantesimo anniversario della sua indipendenza, ha organizzato la première di A United Kingdom.
Nel Paese ci sono tuttora soli tre cinema per una popolazione di oltre due milioni di abitanti. Ma l’occasione era ghiotta: celebrare l’identità di una nazione indelebilmente segnata dalla capacità di amare del proprio leader.
Pubblicato originariamente sul n 5, anno 2017 del settimanale F