Il cattolicesimo secondo Daredevil

Se Papa Francesco fosse un amante del binge-watching come noi comuni mortali, Daredevil potrebbe risultare a sorpresa la sua serie preferita. Motivo? Il supereroe Marvel è sì in prima linea per difendere i più deboli ma non trascura la cura della propria anima, credendo fermamente nella morale cattolica. Mentre i fumettisti che nel corso degli anni hanno disegnato le saghe di Daredevil, da Stan Lee a Tony Isabella, da Brian Michael Bendis da Alex Maleev, avevano esplicitato senza approfondire la fede cattolica di Murdock, Frank Miller fu il primo a renderla essenziale per la sua identità.

Così il genio statunitense ha spiegato la sua scelta nel documentario The Men Without Fear:

«La mia decisione fu personale. Matt è il personaggio che più di tutti ho usato per redimermi dai miei peccati: è un uomo che intende far del bene ma finisce per danneggiare gli altri. Sarebbe stato un villain ideale, ha avuto un’infanzia tragica e una vita sentimentale estremamente travagliata, ma in qualche modo si riscatta e continua a lottare. Matt non si arrende mai».

La serie Netflix ideata da Drew Goddard prende spunto da questa intuizione per attribuire centralità alla fede cattolica nella vita del protagonista. Si tratta di un’ulteriore innovazione per una serie che non smette di stupire, e rischia, sfidando i limiti del realismo introducendo l’elemento sacro.

La morale cattolica di Daredevil influenza le sue azioni e determina la sua natura di eroe. Nella prima stagione le conversazioni con il suo prete di fiducia sono diventate rituali, in quanto necessarie per dare un senso alle proprie gesta senza tradire i propri principi.

È significativo che Padre Lentom non sia una figura ecclesiastica comune né stereotipata bensì un prete con una grande preparazione accademica che si confronta apertamente con Matt sul tema del peccato, rendendo la conversazione ammissibile perfino a chi ne avrebbe riso al solo pensiero.

Per Lentom «il diavolo è solo una figura secondaria», poiché «Satana in ebreo significa semplicemente avversario» e lui, dopo essere stato testimone degli orrori del genocidio in Uganda, è fermamente convinto che «il diavolo esista e che si insidi tra noi in diverse forme».

La prima volta che vediamo Daredevil in azione nella serie Netflix è quando Matt si muove per salvare una bambina dal padre pedofilo. Dopo essere riuscito a trarre in salvo la piccola affidandola ai servizi di tutela minori, l’eroe decide di continuare a lottare per raddrizzare le sorti della sua città.

Secondo i più maliziosi il fatto che uno come lui, cresciuto in un orfanotrofio cattolico, si schieri innanzitutto contro la pedofilia, piaga che continua a minare la credibilità della Chiesa cattolica nel mondo, non sia proprio un caso ma un forte segnale inviato ai miscredenti.

Il discorso diventa perfino più complesso nella seconda stagione di Daredevil quando Matt si confronta duramente con Karen che con Elektra, le donne della sua vita.

Se la prima vorrebbe giustificare in qualche modo la vendetta del Punitore nei confronti degli uccisori della sua famiglia, la seconda si sente in diritto di togliere la vita ai suoi avversari senza rimorsi o pentimenti.

Matt discute animatamente con entrambe difendendo il diritto alla vita di tutti – compresi i più spregevoli –  che dovranno essere giudicati al solo cospetto di Dio e di nessun altro.

Queste sue convinzioni diventano tutt’altro che marginali all’interno della narrazione dello show plasmato a sua immagine e somiglianza, con tutti i rischi che questa operazione comporta.

Uno di essi è la mortificazione della carne: Matt è un ragazzo come tanti, non ha poteri di guarigione come Wolverine. Nonostante venga ferito gravemente più volte, continua a sopportare il peso del dolore (da buon cristiano) e ad affrontare con coraggio tutte le avversità della vita.

Matt non si presenta come il classico fedele che va a messa tutte le domeniche per ricevere la Comunione ma un individuo che non smette di interrogarsi sul senso della vita, sulla giustizia e le sue azioni.

Allo stesso modo le sue donne non sono mai trattate da oggetti sessuali e le scene di intimità, oltre ad essere rarissime, sono tra le più caste viste di recente sul piccolo o il grande schermo. La trasformazione di Matt Murdock in Daredevil, il supereroe di Hell’s Kitchen, assume così delle connotazioni più profonde e complesse, andando ben oltre la sola dimensione terrena.

Pubblicato originariamente su Wired Italia

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