Fan della Marvel in allerta: Stan Lee potrebbe avervi riservato l’ennesima sorpresa. La sua ultima creazione si chiama Stan Lee’s Lucky Man, una serie tv in dieci episodi per la tv inglese che vede protagonista James Nesbitt (Cold Feet, The Missing). Lee si affida proprio all’attore nordirlandese per interpretare il detective londinese Harry Clayton. Nel pilot lo vediamo tra le braccia di una misteriosa donna (Sienna Guillory) che gli trasmetterà la capacità di controllare la propria fortuna attraverso un antico braccialetto.
Questo regalo inaspettato cadrà a fagiolo nella vita di Clayton, un cane sciolto con il vizio del gioco che ha appena decretato la fine del suo matrimonio lasciandogli in eredità un pesante debito nei confronti di un temibile boss che minaccia di ucciderlo.
Nonostante il buon concept e un cast all’altezza della situazione, Stan Lee’s Lucky Man, almeno a giudicare dai primi minuti, appare datato e stracolmo di fastidiosi cliché del genere – compreso il cliffhanger sul finale del primo episodio.
In termini tecnici la serie è senz’altro un prodotto dignitosissimo. La fotografia e la scenografia restituiscono l’immagine di una Londra scintillante, come filtrata attraverso la lente hollywoodiana – con tanto di spettacolari riprese aeree e inseguimenti in motoscafo sul Tamigi. Più vicina al mondo di James Bond che a quello reale, tanto per intenderci.
Dopo i successi di Jessica Jones e soprattutto del bellissimo Daredevil di Netflix, il prequel di Batman Gotham, lo spin-off di Avengers Agents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter il geniale fumettista introduce in tv il suo primo personaggio non attinente all’universo Marvel senza gli esiti sperati.
L’operazione che tenta di fare è la stessa che negli anni Sessanta lo rese una celebrità. Mutuando la struttura delle personalità dai grandi personaggi della letteratura mondiale, primi fra tutti Sherlock Holmes e John Watson di Sir Arthur Conan Doyle, Lee abbatté le convenzioni del genere.
Donò credibilità ai suoi personaggi cui attribuì uno straordinario senso di umanità, condendo le loro storie con i problemi del mondo reale e contrastando il moralismo dell’epoca con temi scottanti come l’uso di droghe.
Oggi, nel 2016, questi elementi, ormai sviscerati, non sortiscono lo stesso effetto, specie in una serie tv come Stan Lee’s Lucky Man basata su una sceneggiatura fiacca e scene d’azione davvero poco avvincenti.
D’altronde in uno scenario televisivo tanto variegato e ricco di talenti come quello attuale diventa sempre più difficile differenziarsi e primeggiare. Ma il co-creatore di Iron Man, Spider-Man e X-Men (solo per citarne alcuni) non è il diretto responsabile di questo insuccesso.
Il suo contributo alla realizzazione di questa serie è stato minimo, come ammette lui stesso in un’intervista rilasciata di recente al The Telegraph.
E’ vero l’idea della fortuna come superpotere ha da sempre affascinato Lee: «Sono felice di condividere finalmente questa mia curiosità con il pubblico, forse perché anche io mi ritengo un uomo fortunato», ha spiegato al The Guardian.
Ma basta consultare la scheda IMDb di Stan Lee’s Lucky Man per notare che il suo nome appare solamente tra i produttori esecutivi del primo episodio, che impreziosisce con un doveroso cameo.
Ancora dinamico come pochi, a 93 anni Lee avrà pensato che fosse arrivato il momento di offrire le proprie idee ad altri. Forse non è ancora il caso.
Pubblicato originariamente su Wired Italia