Johann “Rukelie” Trollmann, il pugile zingaro ucciso dai nazisti

Dall’incontro per il titolo di campione tedesco dei pesi medi al campo di concentramento: non uno ma due libri ci raccontano l’incredibile storia di Johann “Rukelie” Trollmann, il talentuoso pugile sinti perseguitato e ucciso dai nazisti

Il volto da divo, un fisico statuario, “uno di quei rari casi in cui il talento è unito all’intelligenza”: Johann Trollmann, pugile tedesco di origini sinti, era destinato ad incidere il suo nome nella storia. Non c’è riuscito, non nel modo in cui avrebbe voluto. Tra lui e il successo interferiscono Adolf Hitler e il suo folle piano di sterminio.

Non poteva immaginarlo Trollmann, meglio noto come Rukelie (in sinti “albero”) che negli anni Trenta stracciava i suoi avversari sui ring berlinesi destabilizzandoli con uno stile avanguardista, quasi danzante, che gli era valso il soprannome di pugile ballerino. Le stesse caratteristiche per cui anni dopo veniva celebrato il grande Muhammad Ali.

Nel 1933 ha tutto ciò che desidera: una famiglia che lo supporta, una donna che lo ama, un allenatore che crede in lui, l’attenzione mediatica e perfino orde di ragazzine che fanno il tifo durante i suoi match.

Arriva il grande giorno e Rukeli è pronto a sfidare Adolf Witt per lo scettro di campione. Sei round bastano per farlo a pezzi. Trollmann trionfa e piange di gioia. Ma il gerarca nazista Georg Radamm non può accettare che un pugile di razza ariana venga umiliato da uno zingaro.

“Aveva vinto il titolo di campione solo perché qualcuno glielo potesse togliere. Era quello morire. Essere costretti a essere ciò che non si era”.

Ad una settimana dal match il titolo gli viene sottratto. I nazisti si appellano ridicolmente proprio alle sue lacrime, a detta loro indegne di un vero pugile, e stabiliscono un nuovo incontro. Il suo nuovo avversario sarà Gustav Eder e la sconfitta di Trollmann viene architettata ad arte. 

Rukelie è condannato a perdere ma non rinuncia a sbeffeggiare i suoi avversari presentandosi sul ring con il corpo cosparso di farina. Quell’affronto lo rende ancora più inviso ai nazisti che sapranno come vendicarsi. Di lì a poco avrà inizio il suo calvario.

Per sopravvivere continua a combattere clandestinamente per qualche tempo poi, quando le leggi razziali di Norimberga ufficializzano le persecuzioni di Rom e Sinti, divorzia dalla moglie per salvarla dalla deportazione e si rifugia nei boschi.

Quando la Gestapo lo arresta Trollmann venne prima mandato al fronte e poi confinato in un lager dove, oltre alle ordinarie privazioni, è trattato come un fenomeno da baraccone, costretto ad indossare i guantoni ormai scheletrico, allo stremo delle sue forze. Anche in queste condizioni non rinuncia a mettere al tappeto il kapò di turno firmando la sua definitiva condanna all’oblio.

Morì con un colpo di pistola alla stregua delle altre 500.000 vite, di Rom e Sinti, che non furono rivendicate neanche nel processo di Norimberga, dove i fautori furono assolti per mancanza di prove. Da eroe nazionale si trasformo in una delle tante vittime dimenticate, discriminate nella vita così come nella morte.

Gli onori tributati alla famiglia e il monumento a forma di ring inaugurato nel 2010 a Berlino dopo anni di indifferenza non bastano. Rukelie, il suo coraggio e il suo talento meritano di essere riscoperti come una delle innumerevoli opere d’arte trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ad aiutarci a farlo, almeno in Italia, sono il giornalista Mauro Garofalo con il romanzo Alla fine di ogni cosa e il premio Nobel Dario Fo con Razza di zingaro (li trovate proprio in questi giorni in libreria).  Gli esiti sono diversi, più epico ed emozionante il primo, più sommario e meno enfatico il secondo. L’obiettivo uno solo: restituirlo alla storia.

“Lo sguardo di chi ho amato, pensò. Solo questo sono stato. E poi fu il suono secco dello sparo. Tutta la vita nei miei occhi”

Pubblicato originariamente su GQ Italia

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...