Alessandro Siani non sta più nella pelle. Record di incassi al botteghino con Si accettano miracoli, migliaia di biglietti (pre)venduti a teatro e tanti, nuovi progetti nel cassetto. Il comico partenopeo è arrivato a Sorrento, circondato dall’affetto dei suoi fan, per ricevere il Biglietto D’oro, premio assegnato al film più visto della stagione.
A noi giornalisti ha concesso al massimo qualche battuta ma non c’è stato selfie, abbraccio o qualche semplice scambio di battute a cui si sia sottratto. Siamo riusciti ad intercettarlo poco prima che salisse sul palco per la premiazione.
Il suo pensiero va immediatamente a Luca De Filippo, figlio del grande Eduardo e legittimo erede della tradizione teatrale napoletana venuto a mancare pochi giorni fa. Quel livello è per lui inarrivabile, ammette umilmente. Mai quanto l’amore…
Come ti senti ad essere incoronato re del cinema italiano?
La prima cosa che mi sento di fare è ringraziare la mia città così come tutti gli italiani che sono venuti a vedere il mio film. E’ un risultato clamoroso. Raggiungere questi obiettivi, non sempre meritati, è il vero miracolo. L’importante è avere sempre la coscienza pulita provando a non deludere mai il pubblico e a strappargli un sorriso.
A chi dedichi questo riconoscimento?
Vengo da una generazione di artisti napoletani straordinari. Io molto probabilmente non riuscirò mai a raggiungere quel livello. Oggi voglio dedicare la mia gioia a Luca De Filippo, scomparso pochi giorni fa e di cui sentiamo già una grandissima mancanza.
Il tuo nuovo spettacolo teatrale “Il principe abusivo” ha già fatto registrare un boom nelle prevendite.
Sì, un’altra grande soddisfazione. A teatro è sempre molto difficile avere successo, visto il momento di crisi che sta attraversando. Quando mi hanno comunicato il numero di biglietti venduti non ci volevo credere, mi sembravano cifre da concerto! Ringrazio di cuore ognuna delle 30.000 persone che mi hanno fato la loro fiducia. E’ quasi imbarazzante per me dover commentare il grande affetto che mi dimostra il pubblico.
Tra un po’ tornerai sul set per girare il tuo nuovo film, puoi anticiparci qualcosa?
Ci stiamo lavorando. Proverò a metterci dentro tutta l’energia e la forza che mi ha trasmesso la gente. Il titolo è Mister Felicità.
Il prossimo anno esordirai anche da produttore del film Troppo Napoletano. Che cosa ti ha motivato?
La voglia di intraprendere nuovi progetti anche per i ragazzi più giovani. Mi piaceva anche l’idea di raccontare la realtà attraverso lo sguardo da produttore e non solo da sceneggiatore, regista e interprete. E’ una storia d’amore guardata attraverso gli occhi di un bambino del Rione Sanità.
Perché il titolo Troppo Napoletano?
Perché credo che le radici siano fondamentali per tutti, e non vale solo per noi napoletani. Le radici sono come un boomerang, prima o poi ti richiamano indietro e si torna sempre nel posto in cui si nasce.
Nei tuoi film contano sicuramente le radici, ma ancor di più l’amore. Non trovi?
Siamo sempre tutti alla ricerca della parola e della storia giusta per rappresentare al meglio l’amore ma è talmente irraggiungibile che nessun film potrà mai davvero riuscirci!
Originariamente pubblicato su Vanity Fair Italia