Teo Teocoli torna in tv: «Che privilegio, essere vecchiarelli!»

Allievo di Enzo Jannacci, maestro del varietà, un fuoriclasse delle imitazioni: a settant’anni Teo Teocoli è pronto a tornare in pista con il programma tv Teo in the box. Da sabato 28 novembre lo vedremo in prima serata su Rai3 intraprendere dei viaggi di cui non conosce la destinazione poiché chiuso in una scatola. Una volta uscito allo scoperto il confronto con nuovi mondi sarà l’occasione per sprigionare il proprio potenziale comico, tentando di intrattenere il pubblico con leggerezza.

Impresa non impossibile considerando la dirompenza delle sue imitazioni che per decenni hanno fatto sbellicare di risate milioni di italiani incollati di fronte la tv. La più memorabile rimane quella del cronista sportivo Felice Caccamo a cui, come ci racconta, non intende rinunciare.

Lo reinterpreterà a teatro nello spettacolo Pasqua in casa Caccamo non prima di rivederlo finalmente al cinema nel nuovo film di Fausto Brizzi “Forever Young”. Per sempre giovane, proprio come lui che a settant’anni vanta un’energia invidiabile e un’allegria contagiosa.

Che cos’è che l’ha entusiasmata di più di Teo in the box?

E’ un format tedesco che non conoscevo. Quando me l’hanno offerto non c’ho pensato due volte perché è incentrato sull’improvvisazione e l’imprevedibilità che sono un po’ il mio pane quotidiano. Il fatto che prima di me fosse stato scelto Fabio Volo non mi ha turbato affatto. Sono molto soddisfatto.

In questo periodo in tv vanno in onda pochi programmi comici. Un nuovo format non è un rischio?

Certo ma a 70 anni chi se ne frega! Cosa possono farmi? Non è in ballo il destino della mia carriera né posso intraprendere un nuovo filone di comicità. Seguo il mio istinto, vado verso delle incognite che però non mi cambiano la vita. Lavorare dal vivo è la scuola più grande ed è anche ciò che ha fatto la differenza, a lungo termine, tra me e molti colleghi. In altri ambienti, come il cinema o la tv, prima o poi scadi e siccome io non voglio scadere continuo ad affrontare il pubblico che, con il proprio calore, ti fa ringiovanire.

E i comici di oggi cosa sbagliano?

Vengono spesso identificati con i programmi che li ospitano come Zelig o Colorado dove funzionano molto bene. Fuori da quei contesti sono dei disastri. Non posso fare a meno di notarlo quando li incontro, completamente incapaci di autogestirsi. Non è così che si incrementa il proprio bagaglio artistico.

Come si arriva al suo livello?

Io vengo da un’altra generazione, dalla scuola di Enzo Jannacci. Ho fatto 12 anni di cabaret esibendomi al Derby di Milano e ho visto decine di grandi artisti. Da ognuno di loro ho preso ispirazione. Solo così si diventa in grado di presentarsi di fronte al grande pubblico.

Oggi da chi trae ispirazione?

Come mi hanno detto a Napoli oggi “sono un po’ vecchiariello”. Penso solo a tenermi in forma e a godermi tutto.

E’ per questo che ha accettato di tornare ad interpretare Felice Caccamo a teatro?

Sono passati vent’anni e non c’è giorno che almeno una decina di persone non mi chiedano che fine abbia fatto Caccamo. E’ un personaggio di cui sono un po’ geloso. Mi hanno offerto di farlo in tante salse, perfino al cinema, ma ho sempre rifiutato. Dopo tanti anni ho invece deciso di farlo rivivere a teatro nello spettacolo “Pasqua in casa Caccamo” facendo un po’ il verso a Natale in Casa Cupiello.

Quest’anno ha compiuto settant’anni. Di che cosa si nutre il suo entusiasmo?

Settant’anni sono pochi per un artista che deve affronta una sfida continua. A differenza di tanti miei colleghi sono riuscito a mantenermi bene fisicamente ed è una carta che gioco quando mi presento in scena davanti al pubblico che si meraviglia della mia forma e applaude chiedendo il bis. Poi devo ammettere che so fare solo questo. Se si rompe un tubo a casa chiamo subito mia moglie perché non saprei dove mettere mano!

Ha sempre avuto la fama di essere un gran rompiballe…

Sì, non ne vado orgoglioso ma ho sempre detto ciò che pensavo, non tanto ai miei colleghi quanto ai nuovi dirigenti che uscivano come formiche. Non capivano niente. Questo mi ha comportato tante esclusioni, perdite di denaro, una cattiva fama ma se sono ancora in pista ci sarà un motivo!

C’è anche un po’ di vanità in questo anticonformismo?

Sicuramente. Non potrei pretendere di imporre le mie idee se fossi timido. Sono 54 anni che faccio questo lavoro e ho una grande fiducia in me stesso.

La sua famiglia che ruolo gioca in tutto questo?

Ho tre figlie che sono mie fan e mia moglie da pochi mesi è diventata la mia press agent. Ora cominciano tutte a prendere la loro strada ma non smettono di giudicare positivamente il mio lavoro. A casa faccio sempre lo scemo e a tavola non si fa che ridere.

Originariamente pubblicato su Vanity Fair Italia

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