Alessandro Gassmann: “Sono inarrestabile”

“Sono un motorino diesel, non credo di fornire grandissime prestazioni ma sono inarrestabile”, così si definisce simpaticamente Alessandro Gassmann. Quest’anno ha compiuto cinquant’anni e, nonostante lui si ostini a ripetermi di non avere più l’età, per molte donne è senza dubbio l’attore più sexy del cinema italiano.

Caratterialmente iperattivo e razionale, l’artista romano ha poco a che vedere con l’ultimo personaggio che interpreta nel Gli ultimi saranno ultimi, il nuovo film di Massimiliano Bruno. Stefano è immaturo e scansafatiche. Continua ad esserlo anche quando sua moglie Luciana (una superlativa Paola Cortellesi) rimane incinta del loro primo figlio. Con grande entusiasmo Gassmann mi racconta quanto lo abbia gratificato questo nuovo ruolo, diverso dai tipici furbetti italiani a cui ci aveva abituati di recente guardando I nostri ragazzi di Ivano de Matteo o Il nome del figlio di Francesca Archibugi.  Tante le soddisfazioni degli ultimi anni, nessuna equiparabile a quella di essere papà di Leo, 16 anni e il mondo in mano, e marito di Sabrina Knaflitz, la donna che gli ha rapito il cuore vent’anni fa e che non ha più lasciato.

Che storia racconta Gli ultimi saranno ultimi?

Una realtà di provincia filtrata attraverso il dramma di una donna e di due personaggi che le gravitano intorno: il marito che interpreto io e il poliziotto da Fabrizio Bentivoglio. E’ uno spaccato molto efficace di uno dei tanti disagi che affliggono l’Italia e che riguarda non solo i problemi di lavoro ma anche le persone che vivono con delle solitudini.

Il suo è un personaggio molto sfaccettato. Come lo definirebbe?

Direi che è molto riconoscibile nella nostra società come in tante altre. E’ un uomo affetto dalla sindrome di Peter Pan, che si rifiuta di crescere. La sua immaturità va anche oltre quando si appoggia sulle comodità che una moglie onesta e forte come Luciana gli mette a disposizione.

Una sfida diversa rispetto ai suoi film precedenti.

Sì, un personaggio opposto ad alcuni che ho interpretato negli ultimi anni, cosa che mi ha fatto molto piacere. Massimiliano Bruno è riuscito a sorprendermi. La forza del suo film è la credibilità. Si ride e si piange come nella realtà. Mi ha commosso soprattutto per l’interpretazione indimenticabile di Paola Cortellesi. Spero possa sortire lo stesso effetto nel pubblico. 

Stefano è un fatalista come Massimo Troisi in Ricomincio da tre, che viene infatti citato in una scena del film. Gli somiglia?

Per niente. Io sono il contrario. Cerco sempre di ragionare e di trovare delle soluzioni pratiche. Detesto le scorciatoie. Non credo nella casualità né nella sfortuna. L’errore più grave che commette Stefano è non provarci neanche, una mentalità molto comune nel nostro Paese.

Spesso però l’allegria delle persone come lui è contagiosa. Lei ama la goliardia?

Da sempre, forse un po’ meno negli ultimi anni. Mi appartiene quell’ apparente stupidità maschile che ha a che fare con gli istinti primari dell’uomo come la forza fisica, “il pisciare più lontano” passami il termine. Mi auguro che questo atteggiamento, per quanto mi sia familiare, non continui ad essere prevalente nella nostra società ma mi sembra che invece caratterizzi perfino chi ci rappresenta.

Che rapporto ha con i fan che sgomitano per un selfie?

Ottimo. Fa molto piacere essere riconosciuti e. Fare una foto con qualcuno non arreca alcuno sforzo ed è un gesto di gentilezza nei confronti di chi ti permette di fare questo lavoro. Allo stesso tempo credo che la voglia di apparire sia dilagante e che si sia un po’ persa la misura. Ormai è quasi più importante avere un selfie con qualcuno che guardare il suo film, leggere il suo libro o ascoltare la sua canzone. La tecnologia ha i suoi pro e i suoi contro: uno di questi è il semi-analfabetismo. E’ spaventoso pensare che moltissimi giovani non conoscano più di 200 vocaboli della lingua italiana o che non siano capaci di comunicare se non attraverso brevi messaggi.

Anche suo figlio Leo è ormai un adolescente. Ricorda le emozioni che ha provato quando sua moglie le ha detto di essere incinta?

L’aspettavo fuori dal bagno, è uscita, me l’ha detto, ci siamo sdraiati sul letto a pancia in su guardando il soffitto e siamo rimasti in silenzio per cinque minuti. Un’emozione fortissima, non diversa da quella della coppia del film.

E’ sposato da 18 anni. Cos’è che vi tiene ancora uniti?

La curiosità e il fatto di continuare a non essere quasi mai d’accordo. Ovviamente il rispetto reciproco è fondamentale.

Non ci si sente mai soli nella vita a due?

Non credo che la vita di una persona debba appoggiarsi completamente su quella di qualcun altro. Bisogna principalmente occuparsi della propria persona per poi poterla regalare a chi si ama. Però se non si pensa a se stessi, se non si cresce autonomamente credo che il rapporto con gli altri diventi problematico. Ci vuole equilibrio, bisogna essere autosufficienti.

Qual è la sua opinione sul tradimento? E’ davvero la cosa più grave che può accadere in un rapporto?

Dipende da che tipo di tradimento. Il tradimento delle aspettative ovvero scoprire che è una persona è completamente diversa rispetto a ciò che ha fatto credere di essere è imperdonabile. Gli uomini hanno un rapporto con il sesso molto più superficiale delle donna perciò non ritengo una scappatella così grave.

Le dispiace essere rimproverato ancora oggi di essere solo e soltanto un privilegiato?

Sono sicuramente un privilegiato. Sono nato benestante, ho deciso di fare lo stesso mestiere di mio padre e sicuramente all’inizio della mia carriera questo mi ha aiutato moltissimo. La cosa più bella che mi ha insegnato mio padre è svegliarmi la mattina e riconoscere quanto sono fortunato. Questo mi regala una qualità della vita altissima.

Quindi è un ottimista?

Capisco che il futuro in questo momento non faccia presagire nulla di buono ma credo che la generazione di mio figlio abbia la possibilità di trasformare il mondo. I giovani dovranno essere intelligenti e sfruttare tutto il potenziale delle nuove tecnologie che ora sono solo nella fase iniziale del loro sviluppo. Detesto i pessimisti, quelli che mettono le mani avanti e che prevedono sempre sciagure. Non li sopporto perché sono abituato a supportare le persone e quasi mai viceversa.

Non è faticoso?

Molto, ma può dare grandissime soddisfazioni. Se credo in una cosa primo o poi riesco a convincere anche gli altri a credere nelle battaglie che porto avanti.

Quali sono le più grandi soddisfazioni che ha avuto?

A parte il lavoro e la famiglia è per me motivo di grande orgoglio essere ambasciatore dell’UNHCR e poter aiutare i rifugiati che in questo momento sono milioni di persone.

Sono loro gli ultimi?

Gli ultimi sono le minoranze. Sogno che in questo Paese si smetta di urlare e si cominci ad ascoltare le parole e le opinioni di chi non la pensa come noi. Purtroppo mi sembra che questo traguardo sia ancora lontano.

Oggi si può dire un uomo felice?

Mediamente. La felicità va a sprazzi. Ci sono dei momenti in cui mi sento felice ed altri in cui lo sono molto meno. Continuo a ripetere che non mi posso lamentare!

Pubblicato originariamente sul n 48, anno 2015, del settimanale F

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