In Steve Jobs l’attrice inglese più adorata ad Hollywood degli ultimi vent’anni interpreta Joanna Hoffman, la fedele collaboratrice del visionario inventore della Apple. “Un’offerta da non poter rifiutare per tanti motivi e un valore aggiunto di nome Michael Fassbender”, dichiara a Vanityfair.it. A pochi giorni dal suo quarantesimo compleanno un’irrefrenabile Kate Winslet ha animato la giornata di chiusura del London Film Festival con la premiere europea di Steve Jobs.
Secondo la stampa specializzata la diva inglese non sarebbe lontana dal traguardo del secondo Oscar dopo la meritata vittoria nel 2009 per The Reader – A Voce Alta. Nel film di Danny Boyle sul fondatore della Apple interpretato da Michael Fassbender, la Winslet è Joanna Hoffman, il braccio destro di Steve Jobs, tra le poche persone in grado di tenergli testa.
Lontani dal set la situazione non cambia: a Londra Kate si sente a casa ed è un vulcano in piena, il ruolo da protagonista in uno dei film più importanti dell’anno la elettrizza e il povero Fassbender non può nulla contro la sua esuberanza. Ma la brillante sceneggiatura di Aaron Sorkin, che ha rivoluzionato i canoni del film biografico tradizionale, ha causato non pochi grattacapi all’attrice britannica, come ci ha raccontato lei stessa con un linguaggio particolarmente colorito.
Che cosa ha pensato dopo aver letto lo script di Steve Jobs?
Ho sfogliato pagina 1 e 2 e mi ha colpito l’enorme quantità di dialoghi ma quando sono arrivata a pagina 50 e i dialoghi continuavano ininterrottamente e mi sono detta: “Cazzo, e ora come diamine ne vengo fuori?”.
Allora cosa l’ha convinta ad accettare questa sfida?
Il livello della scrittura di Aaron e la sua capacità di rendere i personaggi così solidi è merce rara ma poi ho saputo che avrei recitato con Michael Fassbender, che sarei stata sua amica, che avrei dovuto aiutarlo e stringergli la mano e non avrei mai potuto rifiutare nessuna di queste opportunità!
Però la difficoltà di memorizzare dialoghi interminabili è rimasta…
Sì, è vero, ma siamo attori e siamo pagati per fare questo. Ciò nonostante mi sono sentita terribilmente sotto pressione, intimidita dall’idea di dimenticare le battute perché, quando succede, mandi all’aria il lavoro di un’intera troupe e diventi fastidiosa come una merda di cane!
Steve Jobs non accettava compromessi. Come siete riusciti a trasferire questa sua forza di volontà nel film?
Non accettare compromessi per me fa rima con lavoro di gruppo. In questa esperienza lavorativa non sono stata mai da sola e ho riscontrato un grandissimo senso di collaborazione da parte di tutto il team. Danny Boyle ha creato un ambiente talmente armonioso da poter facilmente condividere qualsiasi preoccupazione o idea, accogliendo i suggerimenti di ognuno di noi. In fin dei conti sul set per un attore contano il 30% di capacità e il 70% di fiducia in se stessi! Michael per serietà ed impegno è stato un esempio per tutti.
E Steve Jobs è un modello da seguire?
Non posso dire che lo sia stato per me nonostante credo fosse un uomo straordinario. Dopo aver conosciuto la relazione di amicizia che legava Steve e Joanna e i momenti che hanno condiviso posso affermare che se l’avessi conosciuto mi sarebbe sicuramente stato simpatico.
Originariamente pubblicato su Vanity Fair Italia