Tom Hiddleston: “Amo i romantici, odio gli indifferenti”

Dopo aver rivoluzionato i canoni del male dell’universo Marvel con un adorabile cattivo come Loki, Tom Hiddleston torna al cinema il 22 ottobre nel ruolo di un Casanova dark in Crimson Peak, sensuale horror gotico diretto da Guillermo del Toro

Intelligente, affascinante e profondo. Pochi minuti bastano per essere rapiti dal carisma di Tom Hiddleston che ha poco da invidiare a Thomas Sharpe, il misterioso gentlemen che interpreta nell’ultimo film di Guillermo del Toro.

Loki, il personaggio della Marvel che lo reso famoso, sembra invece stargli stretto. Non è più certo di volerlo interpretare, lo ha sottolineato più volte nelle recenti interviste, pur senza escludere le contrattazioni in corso per il nuovo Thor.

“Non so mai se gli spettatori abbiano ancora voglia di vederlo o meno. Se capitasse di interpretarlo nuovamente cercherei di non ripetermi come fanno i miei colleghi in Avengers!”, ha dichiarato ai microfoni di MTV News (il link al video dell’intervista https://www.youtube.com/watch?v=RGnV56elz00 ).

Fisico longilineo, occhi di ghiaccio e un temperamento fuori dal comune: c’è da stupirsi che un uomo così, nominato da Glamour tra i più eleganti al mondo, sia ufficialmente ancora single.

In questi giorni l’attore britannico è in Italia per promuovere Crimson Peak insieme alla collega Mia Wasikowska. “La terra di Puccini”, come ama definire il Belpaese, gli sembra il posto giusto per parlarci di emozioni e di amore, l’unica via d’uscita dalla società dell’indifferenza…

Che cosa ti ha affascinato di Thomas Sharpe?

Di sicuro mi ha convinto la sua complessità e una personalità affine al romanzo gotico. All’inizio del film si presenza come un uomo elegante e raffinato che corteggia e conquista la protagonista attraverso l’aura di mistero che lo circonda. Dietro ad un forte carisma cela un grande senso di colpa e di vergogna e dietro ancora una vulnerabilità che lo farà innamorare della donna che ha ingannato. Il coraggio che dimostra nel finale mi ha strabiliato. E’ così romantico!

Lo definiresti una versione dark di Casanova? Seduce le donne e poi le uccide…

Credo che il suo sia un appeal magnetico. Come spettatori siamo abituati al modello Heathcliff di Cime Tempestose. Dietro la maschera di orgoglio ci aspettiamo sempre un uomo rispettabile. Guillermo gioca con le nostre aspettative creando un personaggio che fisicamente incarna quel modello di uomo ma che nasconde un grave danno psicologico e un grande dolore. Mi ha commosso come alla fine riesca comunque a trovare il modo di essere un uomo migliore.

All’inizio il ruolo avrebbe dovuto interpretarlo Benedict Cumberbatch. Quando sei subentrato?

Non so fino a che punto Benedict fosse coinvolto in questo progetto. Posso solo dire che di sicuro non ha girato il film per quattro mesi come ho fatto io (ride n.d.r.). Non so per quale ragione non sia stato più disponibile per la parte. Guillermo ha apportato delle modifiche al copione riguardo il mio personaggio e due giorni dopo avermi inviato la sceneggiatura ero già a colazione con lui.

Qual è la differenza tra il mondo di un regista visionario come Guillermo del Toro e quello dell’universo Marvel?

Come attore trovo più facile recitare quando c’è un set, come in questo caso. Il dovere di un attore è quello di risultare autentico anche in situazioni immaginarie. La concretezza favorisce questo processo. Girare Crimson Peak è stata un’esperienza straordinaria perché era come farsi strada in un mondo parallelo, un universo di fantasia.

Com’è stato adattarsi ad un genere così diverso come quello gotico sempre meno comune?

La passione con cui è stato realizzato questo progetto mi ha travolto. Spero che gli spettatori possano trovare la visione del film catartica. Se Guillermo fosse qui direbbe che le emozioni non sono più di moda e che lei vorrebbe recuperarle. Mentre dico questo mi rendo conto che siamo in Italia e forse qui, nella terra di Puccini, le emozioni vanno ancora di moda (ride, n.d.r.).

Uno degli elementi chiave del film è il rapporto di Edith con i suoi fantasmi. Qual è il tuo con il paranormale?

Da bambino, come tutti, anche io ero molto affascinato da quell’immaginario. Amavo le storie di fantasmi di M. R. James ed ero un gran fan di Ghostbusters. Qualche tempo fa un mio amico molto preparato mi ha spiegato l’impossibilità dell’esistenza fisica dei fantasmi ma credo che gli ambienti possano influenzare le nostre suggestioni. Lo dimostrano tutte le vecchie case inglesi che ho visitato e che mi hanno fatto venire i brividi solo per le leggende a cui erano collegate.

Quindi sei un grande lettore?

Sì, infatti. Leggo di tutto. Ultimamente ho finito Dispacci di Michael Herr che credo sia uno dei libri più belli che siano mai stati scritti sul rapporto tra l’uomo e la guerra. Ora non vedo l’ora di leggere Purity di Jonathan Franzen, uno scrittore che ammiro molto.

La relazione più intrigante del film è quella tra Thomas e sua sorella Lucille. Come hai lavorato con Jessica Chastain?

Il loro è un esempio di intimità danneggiata. Lucille e Thomas hanno avuto un’infanzia molto traumatica, l’unica cosa che condividono e che li unisce. L’abuso fisico e psicologico che hanno subito determina ciò che sono diventati. Mentre Thomas cerca in ogni modo di liberarsi dal suo passato, Lucille è prigioniera dei suoi fantasmi, la sua paura del mondo esterno si trasforma in crudeltà. A questo proposito abbiamo pensato ad una frase di Josephine Hart che scrisse: “Le persone traumatizzate sono pericolose perché sanno come  sopravvivere”. 

Perché essere diretti da un regista come Del Toro è un’esperienza arricchente per un attore?

Tutti conoscono la sua grande passione per il cinema e la sua ironia ma io sono soprattutto grato di averci lavorato per aver avuto la possibilità di conoscere un uomo così saggio. Proprio la settimana scorsa ero a cena con lui a New York e mi parlava della sua famiglia. Mi ha detto: “Tom, nella vita ci sono due forze fondamentali, la paura e l’amore. Ogni giorno dobbiamo fare una scelta!”. Adoro il suo modo di semplificare la complessità della vita.

E a te cosa fa più paura?

La disattenzione! Questa è una società in cui non prestiamo abbastanza attenzione…

Pubblicato originariamente su GQ Italia

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