Susanna e Alfredo sono talmente annoiati dalla monotonia delle loro vacanze nella bella villa di campagna da trovare in una giovane prostituta ucraina il loro passatempo. Sono loro i protagonisti de La Bella Gente, il film di Ivano De Matteo (Gli Equilibristi) salvato dall’oblio in extremis dopo una battaglia burocratica durata all’incirca sei anni e che esce oggi in una manciata di sale.
Un film dissacrante che, pur non senza problemi di scrittura, trova nell’ipocrisia della famiglia borghese e dell’intellettuale radical-chic il suo nucleo centrale.
Susanna (Monica Guerritore) nella vita fa la psicologa ed è specializzata nel salvataggio delle donne vittime di violenza domestica. Crede così di avere tutte le carte in regola per ridare dignità alla vita di Nadja, una prostituta che per caso incontra sulla strada di casa.
Dopo aver appagato il suo animo da crocerossina Susanna si accorge che Nadja non è forse la giovane innocente e disperata che credeva, che con la sua bellezza potrebbe ammaliare il marito (Antonio Catania) e il figlio (Elio Germano), “facendogliela sotto il naso”.
“La Bella Gente siamo noi”, decanta Monica Guerritore, “viviamo in superficie e non siamo poi così capaci di dare come crediamo”. Evitando facili collegamenti al ben più complesso tema dell’immigrazione, il film mostra quella superiorità con cui intellettuali, politici o semplici operai di sinistra si confrontano con chi la pensa diversamente da loro per poi perseguire e godere dei loro stessi privilegi in nome di una bella casa, una bella macchina o una poltrona in Parlamento.
La Bella Gente evidenzia come l’illusione del bene – gli agi che Susanna mette a disposizione di Nadja – siano molto peggio del male stesso – la prostituzione e l’indifferenza.
Dopotutto Nadja pur essendo “più educata” dell’odiosa fidanzata del figlio Giulio non può permettersi di uscirci o di fantasticare su un sogno romantico né piangere tra le braccia del marito senza che Susanna vada completamente in paranoia.
Perché loro, dall’alto della loro posizione privilegiata, possono permettersi tutto, perfino di farsi passare qualche sfizio – sia esso di natura sessuale o sociale – sulla pelle di una ragazza che, abituata com’è ad essere usata, non ci mette poi molto ad abituarsi alla nuova farsa. Ma di fronte alla prospettiva di adattarsi al cambiamento e perdere un po’ del proprio potere, Susanna se ne frega della solidarietà, caccia fuori la prostituta e si rifugia, senza troppi scrupoli, nella sua confortevole vita e le rassicuranti braccia di un marito troppo razionale per decidere da che parte stare.
Originariamente pubblicato su Il Giornale OFF